Quando le discariche stavano nei cortili ("Carlino", 22.1.2008)
Nel 1890 il Comune di Bologna affidò ad un privato il servizio di raccolta dei rifiuti, di pulizia delle strade e dei portici e di annaffiamento delle strade. I rifiuti raccolti venivano ammassati provvisoriamente in cortili di edifici privati, presi in affitto ad hoc dall’appaltatore: i cortili erano in via Frassinago, via Torleone, via Santa Croce e via del Borgo. Passate 24 ore, giungevano dei carri per raccogliere i rifiuti e scaricarli poi su un terreno fuori porta di proprietà dell’appaltatore. I rifiuti “umidi” venivano “riciclati” in quanto venduti come concime agli agricoltori. Nel 1909 il Comune cambiò la ditta appaltatrice e l’incarico passò alla ditta Zamboni: il servizio fu simile al precedente salvo il fatto che ai cortili privati furono sostituite, come stazioni di scarico temporaneo, tre aree fuori porta e come discarica un terreno fuori porta Zamboni, l’ex “lunetta Alvisi”. In questa fase, gli accresciuti costi di trasporto dei rifiuti in campagna e la comparsa dei concimi chimici frenò il riciclo agricolo dei rifiuti. Fu così che il Comune deliberò una sperimentazione: incenerirli con un forno predisposto da una ditta tedesca. Il forno fu costruito in via Vezza, ma dopo pochi mesi si rivelò un fallimento.
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